Recensione di Gerardo Maiello, scrittore, sul documentario “Antonia” del regista svizzero Dimitri Singenberger, proiettato in prima visione mondiale presso il 28°Festival Mix Milano.
Recensione: Molti sanno chi è Antonia Monopoli ma pochi sanno chi è Antonia. Antonia Monopoli è una nota attivista nel mondo dei diritti LGBTQI, responsabile dello Sportello Trans ALA Milano Onlus. Antonia è una donna transessuale, scarpe basse, trucco leggero, capelli lunghi e soffici che fanno pensare ad un rossastro tramonto, che vive il suo essere presente con la consapevolezza di chi sa di doversi guadagnare, con la forza e la costanza del vivere in un tempo che sfugge ma non ritorna, la felicità ritagliata da un angolo di silenzio nel caos della città: la casa di periferia ed una finestra dalla quale poter far entrare la luce del dì e della strada.
In “Antonia” non sono le scene, i luoghi, le persone ad entrare nella telecamera ma
è la telecamera che si lascia inghiottire da un mondo fatto di semplicità, delle noie e
delle speranze del quotidiano, del riscatto sul male di vivere che vince anche chi ha il coraggio ma non chi ha avuto e dato coraggio. Senza esclusione di colpi. Accogliendo tra risate e occhiate di seduzione, la passionalità che si veste di rosa, che si mostra nei seni appuntiti e bagnati, che si scopre sfogliarsi nel concedersi una pausa dall’apollineo in un dionisiaco che trasforma in spirituale tutto ciò che è e magari solo sembra di fisico, “E’ la curiosità degli uomini che spinge gli uomini a venire con noi donne trans“. La curiosità mai impertinente se è la curiosità che porta all’autoconsapevolezza e salva dall’ignoranza.
Per Dimitri Singenberger (il regista) un documentario (presentato d’altronde all’annuale MIX Festival del Cinema LGBTQI 2014 a Milano) ma che giunge allo spettatore come un docufilm, del quale il pubblico non riesce a scandirne il tempo e a percepirne con certezza lo scorrere, il corto di un nuovo tempo in vecchi spazi, dal quale non si può pretendere di imparare o capire qualcosa, ma attraverso il quale potersi perdere e ricordarsi di avere la possibilità, oltre che di vedere, di osservare la vita; riporre la telecamera e indossare gli occhiali di Antonia, per divenire spettatori e attori della nostra stessa vita, nella rara e malinconica bellezza di ogni singolo giorno.