“Non mi piacciono le persone che si attaccano a livello morboso. Faccio fatica a respirare.”
Foto realizzata da Laura Baiardini. Intervista realizzata da Anita Giavoni Merlin per TWO GIRLS ONE MUG
Antonia Monopoli è nata in Puglia, vive a Milano da 20 anni e nel 2011 ha affrontato il primo intervento di rettifica chirurgia sessuale.
Colazione
Non faccio mai colazione.
Per quanto mi riguarda, i pasti più importanti della giornata sono il pranzo e la cena.
Piano A
Il mio piano A nella vita è sempre stato uno: realizzarmi in quanto donna.
Oggi posso dire finalmente di avercela fatta. Ho adeguato il genere con una rettifica sessuale e cambiato il nome, successivamente ho goduto di una vera e propria rinascita. Ho sempre saputo di avere la percezione di me al femminile, ma a Bisceglie nessuno aveva la sensibilità di capire, per i miei compaesani era più facile puntare il dito. Mi portarono in manicomio che avevo solo 8 anni.
Una volta adulta, mi sono prostituita per dieci lunghissimi e interminabili anni. È stata l’esperienza più brutta della mia vita e ricordo che stavo malissimo perché venivo toccata da uomini che non mi piacevano. Questa violenza psicologica mi fece cadere presto in un’atroce depressione dalla quale sono uscita da sola, senza l’ausilio di psicologi. Ho semplicemente cominciato a prendermi cura di me, imparando a tutelarmi da sola. Ricordo che uscivo ogni mattina per cercare un lavoro, ma la risposta era sempre “Abbiamo già preso” e io rispondevo a tono, puntando il dito verso il cartello appeso fuori dalla porta d’entrata del locale o del negozio, ma i proprietari mi assicuravano che lo avrebbero tolto presto. Spesso mi capitava di ripassare e trovare lo stesso cartello appeso per giorni, settimane.
Per fortuna le cose stanno lentamente cambiando. L’Italia si sta unificando, ma al Sud mancano comunque dei punti di riferimento. Il Nord Europa, per esempio, è più emancipato: in Svizzera e in Germania, una persona trans non deve per forza rettificare il sesso per cambiare nome. Devo dire che Facebook e il web in generale sono indispensabili per fare in modo che se ne parli. C’è una forte unione, infatti, nell’affrontare l’argomento e nel andare contro la discriminazione insieme.
Io, da parte mia, lavoro ogni giorno nel sociale, organizzando annualmente l’iniziativa Transgender Day of Remembrance. Ho contribuito al progetto americano tradotto in italiano “Le cose cambiano” e ho raccontato la mia esperienza nel capitolo “Il percorso verso l’emancipazione”. Da tre anni faccio parte di una compagnia teatrale, e nonostante le mie prime difficoltà ad esprimermi, oggi posso dire che mi aiuta tantissimo. Mi impegno nei diversi ambiti culturali perché è importante esserci. Chi viene al Pride magari non va a teatro, e viceversa.
Piano B
Se la mia partecipazione attiva sul sociale dovesse subire un blocco, mi piacerebbe dedicami totalmente alla cartomanzia, all’astrologia e alla numerologia.Sono passioni che porto dentro sin da quando ero bambina, poi crescendo ho potuto integrare con letture, studi e approfondimenti. Spero comunque di continuare con il mio Piano A per tanto tempo ancora e vivermi il Piano B come una passione infinita.