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Il 25 gennaio ’14 presso la Casa dei Diritti del Comune di Milano all’interno del 3° Forum delle Politiche Sociali e dell’iniziativa “LGBT: i diritti di tutte e di tutti” c’è stata la proiezione del film: “Invano mi odiano: racconto sui cristiani LGBT in Russia” della regista Yulia Matssiy, a seguire i vari rappresentanti lgbt presenti del territorio Milanese hanno espresso la loro opinione riguardo il film e lo stato attuale della condizione delle stesse persone lgbt sul territorio nazionale. La nostra responsabile Antonia Monopoli del servizio che offre all’interno della sede di ALA Milano Onlus come Sportello Trans, era presente come rappresentante della realtà transgender. Nel suo intervento che si era preparata ma per i tempi stretti ha espresso in sintesi le seguenti riflessioni: “un bellissimo film in cui mi ricorda una similitudine con lo SHOAH, ricodando che siamo alla vigilia della Memoria, gli scenari sono cambiati, sono passati anche degli anni dallo stesso, ma a quanto pare ci sono ancora delle similitudini e un comune denominatore: la persecuzione nei confronti di chi è diverso e quindi si innesca la paura e la fobia verso persone gay, lesbiche, transgender, ebree, straniere, zingari, prostitute e quant’altro. Credo però che i processi di cambiamento culturali dovrebbero partire da noi stessi cercando di adottare un linguaggio più consono alle realtà e alla quotidianità. Dobbiamo assumerci la responsabilità di portare avanti le richieste di tutte le realtà anche nella comunicazione, anche perché credo che stiamo tutte e tutti sulla stessa barca. Faccio un esempio tante volte leggo e ascolto persone che citano solo l’omofobia cercando di semplificare e integrare in questo termine la transfobia, mi sta bene l’integrazione difatti io stessa lavoro in una organizzazione che si occupa anche di integrazione sociale oltre che di prevenzione, ma la semplificazione anche no! Per paura poi di perdere del tempo magari, non so, mi verrebbe da pensare. Anche perché nel termine transfobia si racchiude una complessità così svariata di percorsi di persecuzioni e discriminazioni che le persone transgender vivono quotidianamente. Da premettere, che l’Italia detiene il primato nel mondo, in base alla popolazione, come vittime di transfobia. Le vittime di solito sono sempre quelle persone che si rendono visibili all’occhio nitido del cittadino, che possono essere le trans che si prostituiscono, le persone trans vittime di violenza domestica da parte dei genitori e a volte anche dai partner, come per le trans straniere alle quali arrivano nel nostro paese a volte attraverso il racket organizzato e quindi vittime di sfruttamento sessuale, come possono essere le persone trans attiviste, le persone trans che non hanno il documento conforme all’aspetto e hanno continue discriminazione e difficoltà nella ricerca del lavoro, o anche nell’acquisto e nella ricerca di una casa in affitto, e altro ancora quando si recano nelle scuole nel periodo delle votazioni in cui ci sono gli appositi cartelli binari “uomini e donne“, e ancora quando si recano in posta per ritirare raccomandate e pacchi e anche per pagare le bollette, oppure quando si recano nelle strutture ospedalieri e presentano il documento di identità per un qualsiasi controllo medico o day hospital . Sì tutto questo perché non si ha un documento d’identità conforme all’aspetto. Nell’ottantadue è stata approvata la legge 164, la prima in tutta Europa dove allora era all’avanguardia ma oggi è antiquata perché questa legge riconosce solo ed esclusivamente le persone che rettificano chirurgicamente il sesso biologico, mentre per le persone trans precedenti a questo passaggio e alle persone trans che non hanno nessuna intenzione di rettificare il sesso perché hanno raggiunto un proprio equilibrio psicofisico, sono penalizzate e quindi non vengono riconosciuti i più elementari diritti umani.”
Antonia Monopoli responsabile Sportello Trans ALA Milano Onlus
Servizio Fotografico realizzato da Sharlot Eris